Antonio Erbetta

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“Storico delle idee educative” – così amava definirsi –, Antonio Erbetta attraversa la temperie culturale italiana nel quarantennio che va dagli anni Settanta al primo decennio degli anni Duemila. Al suo itinerario di studioso, radicato nell’Università fin dall’inizio, ha sempre affiancato una fervente attività culturale a tutto tondo: dall’editoria – ha diretto, nel tempo, otto collane per cinque diversi Editori – alla collaborazione con Riviste scientifiche, dall’organizzazione di convegni, seminari, incontri con studiosi, insegnanti, educatori, studenti, ai rapporti con le Istituzioni educative, alla sollecitazione del dibattito nazionale attraverso temi e problemi poi consolidatisi nella riflessione pedagogica.

Studioso, in particolare, di figure come Banfi, Gentile, Nietzsche, Husserl, Sartre, Simmel e di questioni fondamentali come la crisi della cultura, il senso del tragico, l’esperienza pedagogica della morte, la giovinezza, il rapporto tra pedagogia e nichilismo e, più in generale, il rapporto tra formazione e cultura e tra educazione e politica, Antonio Erbetta si fa interprete dell’educazione come “esperienza vissuta dell’uomo in quanto cultura”. È in questa sua definizione, infatti, che i “luoghi di crisi” – esistenziali per il soggetto, culturali e sociali per la collettività –, diventano la possibilità più radicale – e forse l’unica – di vivere l’esperienza inquieta della propria “autenticità esistenziale”. Tale posizione, evidentemente lontana sia dalle tentazioni pacificatrici della retorica valoriale sia dalle fughe edonistiche del pessimismo di maniera, lo collocano in un orizzonte riflessivo sempre dinamicamente problematico, fino a condurlo ad elaborare l’idea di una “pedagogia come teoria della cultura” che sia in grado di farsi vera e propria “critica della pedagogia”. Proprio in questa direzione critico-culturale, all’educazione spetta il compito di leggere sempre se stessa “come critica dell’educazione”, immergendosi propositivamente e risolutamente nelle infinite forme della vita di cultura – dalla filosofia alle scienze umane, dall’arte alla letteratura, dalle scienze sociali e politiche all’educazione stessa – che decifrano la realtà contingente nel segno della radicalità.

Sempre alle prese con la difesa della libertà intellettuale dell’educatore non assoggettato alle logiche correnti, cui non faceva mancare note di avvertita ironia, la sua improvvisa scomparsa, nel febbraio del 2011, lo vede già da un decennio Professore Ordinario di Storia dell’Educazione Europea nella allora Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Torino, dove ha tenuto anche l’insegnamento di Storia della Filosofia.

Il suo percorso biografico e culturale affonda, però, le radici in due vicine – eppure lontanissime – città liguri. Spezzino di nascita, Antonio Erbetta studia e si laurea con lode all’Università di Genova nel 1972. Da allora e per circa un decennio collabora con il suo Maestro, il filosofo morale Italo Bertoni, a Genova (prima a Magistero, poi a Lettere e Filosofia) e a Padova, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. In quegli anni si dedica allo studio delle questioni etiche che attraversano la filosofia dell’educazione, studi che convergono nella pubblicazione de L’umanesimo critico di Antonio Banfi, nel 1978, e de La pedagogia come teoria della cultura, nel 1983, entrambi editi da Marzorati. Qui si profilano già chiaramente come decisivi sia il paradigma della crisi sia il radicamento dell’educazione nella concretezza materiale dell’esistenza come “esperienza vissuta dell’uomo in quanto cultura”.

Nel frattempo, dal 1970 al 1980 è impegnato anche nell’attività politica della Sinistra Socialista di Riccardo Lombardi. Una parentesi non breve, e comunque molto intensa, che si chiude in maniera definitiva con l’ascesa di Craxi alla segreteria del PSI.

Presa la decisione di dedicarsi esclusivamente agli studi, collabora a diverse Riviste – “Cultura e Scuola”, “Prospettive Pedagogiche”, “Giornale critico della filosofia italiana”, “I problemi della pedagogia” – ma soprattutto alla “Bibliographie Internationale de la Philosophie” diretta da Raymond Klibansky e al “Giornale di Metafisica”, allora  diretto da Pietro Prini.

Il periodo ‘genovese’ – nel 1983 lascia La Spezia per Genova – è contrassegnato, tra l’altro, dalla Vicedirezione del Centro Internazionale di Studi Italiani dell’Università di Genova, per il quale tiene l’incarico di Storia delle Idee nei corsi estivi che si svolgono presso la sede di Santa Margherita Ligure. La Vicedirezione e i corsi lo vedono impegnato fino al 1993, dandogli modo, lungo un decennio, di incontrare centinaia di studenti universitari provenienti dalle più diverse aree del mondo.

Nel 1984 partecipa al primo concorso nazionale per professori associati di Pedagogia. Conclusosi nel 1989, il concorso lo vede vincitore e viene chiamato, nel mese di Novembre, dall’allora Facoltà di Magistero dell’Università di Torino sull’insegnamento di Storia della Pedagogia. In quella Facoltà insegnerà per alcuni anni anche Filosofia dell’educazione.

Sempre nel 1989 pubblica L’eredità inquieta di Giovanni Gentile, e, nel 1991, il volume da lui curato per i settant’anni di Bertoni: Limite e ulteriorità, entrambi per Marzorati.

Trasferitosi in Tigullio, gli anni Novanta lo vedono impegnato su molti fronti. Dà vita all’“Officina culturale Ramaddan”, con la quale organizza numerosi incontri con l’autore e, in particolare, un ciclo di incontri con importanti poeti del secondo Novecento (Merini, Testa, D’Elia, Sanguineti, Bertolani, Viviani). È del 1996 la curatela di alcuni scritti inediti di Luciano Bianciardi (La casa al mare. Scritti per Rapallo, Torino, il Segnalibro).

Nel 1990 entra nel gruppo Enciclopaideia di Piero Bertolini. Nel 1992 pubblica Il paradigma della forma presso l’editore romano Anicia. Dal 1994 al 1999 fonda e dirige le collane “Teoria dell’educazione” e “In partibus infidelium” dell’editore Il Segnalibro di Torino, le quali ospitano oltre quaranta titoli, alcuni dei quali firmati dai più autorevoli studiosi italiani dell’educazione, oltre ai suoi Luoghi di crisi. Sulla pedagogia come critica della pedagogia (1994), Educazione ed esistenza (1998) e la curatela L’imprendibilità dell’esistere (1997). I primi due sono i lavori che segnano la curvatura fenomenologico-esistenziale del suo pensiero, successivamente approfondita e ulteriormente articolata. Sempre per i tipi de il Segnalibro cura, inoltre, l’edizione italiana di Schulpädagogik di Georg Simmel (L’educazione in quanto vita), che pubblica nel 1995, testimoniando così una profonda attenzione per l’intellettuale tedesco, attenzione che crescerà ulteriormente in seguito.

Dal 1997 è a Torino. È l’anno in cui fonda e codirige, insieme a Piero Bertolini e a Marco Dallari, la Rivista “Encyclopaideia”, la quale è edita, per i primi due anni, proprio dall’editore torinese il Segnalibro. A Torino, nello stesso anno, fonda l’Associazione di cultura educativa Paideutika con la quale organizza, fino al 2011, una ventina di eventi culturali a livello regionale e nazionale tra convegni, seminari, incontri di studio, giornate di formazione. Parallelamente alle attività dell’Associazione vengono pubblicati i “Quaderni torinesi di pedagogia fenomenologico-esistenziale” che, usciti in nove numeri dal 1997 al 2003, costituiscono il laboratorio culturale preparatorio alla nascita, nel 2005, della Rivista semestrale Paideutika. Quaderni di formazione e cultura, tuttora attiva.

A cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila escono due volumi di fondamentale importanza nel suo percorso intellettuale: Per crescere uomo. Ragguagli storico-pedagogici, del 1999, e La cosa che muore, del 2000, entrambi pubblicati con Thélème, editore torinese presso il quale fonda e dirige le Collane “Orizzonti pedagogici” e “In margine ascripta”. In questi due volumi emergono due aspetti irrinunciabili per la sua riflessione pedagogica. Da una parte l’esigenza metodologica della storicità e della sua interpretazione come chiavi di lettura rigorose e avvertite delle forme di cultura che riguardano l’educazione. Dall’altra parte la decostruzione, in chiave fenomenologica, degli stereotipi culturali che hanno tenute separate, tra l’altro, educazione e morte per vedere, invece, nella “coscienza della morte ciò che dà forma alla vita”.

Nel 2000 risulta idoneo al concorso per professore ordinario in Storia della Pedagogia bandito dall’Università di Bologna ed è chiamato dalla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Torino sull’insegnamento di Storia dell’educazione europea. È il primo insegnamento con questa nominazione in Italia.

Esce nel 2001, nella collana diretta da Piero Bertolini per La Nuova Italia, Il tempo della giovinezza. Situazione pedagogica ed autenticità esistenziale: altro decisivo punto di snodo della riflessione erbettiana, sempre attenta alle forme dell’esistenza in quanto fenomeni sociali e culturali del proprio tempo. Nel 2002 contribuisce all’ideazione, insieme a Piero Bertolini e a “Encyclopaideia”, del Convegno Internazionale su “Educazione e politica”, svoltosi a Bologna dal 7 al 9 Novembre dello stesso anno. L’anno successivo, infatti, esce la sua curatela, con la collaborazione di Piero Bertolini, del volume Senso della politica e fatica di pensare (Clueb), che ne raccoglie gli Atti.

Nel frattempo prosegue anche l’attività editoriale: dal 2001 al 2004 fonda e dirige la collana “Teorie dell’educazione” per Utet-Libreria (poi Utet-Università), presso la quale pubblica due curatele – Il corpo spesso. Esperienze letterarie e vissuti formativi (2001) e In forma di tragedia. Luoghi e percorsi della coscienza inquieta (2004) – ed ospita una decina di volumi. Con Tirrenia Stampatori, storico editore torinese, fonda nel 2005 la collana “Paideutika” nella quale, tra gli altri, escono la sua curatela L’educazione come esperienza vissuta. Percorsi teorici e campi d’azione (2005) – ripubblicata, nel 2011, da Ibis Edizioni – e il suo volume Pedagogia e nichilismo. Cinque capitoli di filosofia dell’educazione (2007). In quest’ultimo testo, andato esaurito poco dopo la sua uscita, il nichilismo viene analizzato come “termine d’interpretazione della situazione storica”.

A partire dal 2009 avvia una nuova collaborazione editoriale con Ibis, attuale Editore della Rivista Paideutika e della Collana “Formazione e cultura” da lui fondata.

Negli ultimi anni riprende gli studi su Antonio Banfi, anche in occasione del cinquantenario della sua scomparsa, e pubblica nel 2008, per Anicia, la nuova edizione, rivista, ampliata e corretta, del suo L’umanesimo critico di Antonio Banfi.

Sempre mosso da una radicalità del pensare capace di riconoscere nella critica la più feconda delle risorse intellettuali ed esistenziali, ha dato alle stampe, nel 2010, la curatela Decostruire formando. Concetti pratiche orizzonti (Ibis).

In seguito alla sua improvvisa scomparsa, le Riviste “Encyclopaideia” e “I problemi della pedagogia” gli dedicano due numeri monografici, rispettivamente il n. 36, XVII, 2013 (con contributi di Tarozzi, Madrussan, Papi, Calvetto, Giachery) e il n. 1, LX, 2014 (con contributi di Calvetto, Cambi, Cavallera, Fadda, Madrussan, Spadafora, Volpicelli).

Nel 2019, in occasione del settantennio dalla nascita, esce, nella Collana da lui fondata presso Ibis, il volume Crisi della cultura e coscienza pedagogica. Per Antonio Erbetta, curato da Elena Madrussan, con contributi di molti dei colleghi, amici e studiosi, di diversa collocazione istituzionale e culturale, che, nel corso della sua vita, hanno collaborato con lui.

Il 14 Novembre 2019 si tiene la Giornata di Studi “Crisi della cultura e coscienza pedagogica” presso la Sala Lauree della nuova sede del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne dell’Università di Torino.

 

Elenco completo delle pubblicazioni di Antonio Erbetta.


Ha scritto per Paideutika

 

  1. Antonio Erbetta, In forma di premessa
  2. Antonio Erbetta, Non crisalidi ma figli del cielo
  3. Editoriale, N. 10 Nuova serie – Anno V 2009 – Etiche dell’impegno
  4. Editoriale, N. 9 Nuova serie – Anno V 2009 – Dopo l’educazione
  5. Editoriale, N. 8 Nuova serie – Anno IV 2008
  6. Editoriale, N. 7 Nuova serie – Anno IV 2008
  7. Editoriale, N. 1 Nuova serie – Anno I 2005
  8. Editoriale, N. 2 Nuova serie – Anno I 2005
  9. Editoriale, N. 3 Nuova serie – Anno II 2006
  10. Editoriale, N. 4 Nuova serie – Anno II 2006
  11. Editoriale, N. 5 Nuova serie – Anno III 2007
  12. Editoriale, N. 6 Nuova serie – Anno III 2007
  13. Editoriale, N. 11 Nuova Serie – Anno VI 2010 – La scuola in frantumi
  14. Antonio Erbetta, L’azione reciproca come forma dell’esperienza educativa
  15. Mario Ambel, Angela Nava Mambretti, Luigi Saragnese, Paola Pozzi, Educare, istruire, socializzare. Dove va la scuola italiana?
  16. Antonio Erbetta, Il tema in questione – Paideutika N. 9 – Nuova serie – Anno V – 2009
  17. Antonio Erbetta, In forma di premessa – Paideutika N. 6 – Nuova serie – Anno III – 2007
  18. Antonio Erbetta, Non crisalidi ma figli del cielo – Paideutika N. 5 – Nuova serie – Anno III – 2007
  19. Antonio Erbetta, Il soggetto e la storia – Paideutika N. 3 – Nuova Serie – Anno II – 2006
  20. Antonio Erbetta, Verso il decostruzionismo formativo, Paideutika N. 1 – Nuova serie – Anno I – 2005