Madrussan, E. (2021). Formazione e musica, L’ineffabile significante nel quotidiano giovanile. Milano: Mimesis. 113-114.

 

Se è vero, come è vero, che il contenuto oggi fiorente e vivente nell’ascolto si ridescrive continuamente, nell’intreccio tra suono, artista, ascoltatore, allora quell’intreccio dà forma all’esperienza sensibile di un contenuto sonoro, il quale suscita vissuti capaci di significare anche senza aver necessità di dire. In tal senso, la musica è ponte comunicativo tra autore e ascoltatore, e genera poiesis immaginativa. Musica e canzone evocano ricordi e suscitano immagini: i “paesaggi sonori” diventano raffigurazioni mentali in chi l’ascolta. Simili esercizi creativi nascono dall’esperienza esistenziale, da una certa situazione relazionale o emotiva, come pure da una realtà sociale, da un fatto di cronaca o da un costrutto ideologico, da un evento o da un sogno, da un testo letterario o da un’esperienza sensibile. Per questo le varianti risonanti e immaginative in chi l’ascolta possono essere davvero molte e molto diverse tra loro. Così, è ben comprensibile che i meccanismi interiori di affezione a un certo tipo di musica possano essere decisamente determinati da un ascolto interessato ma incompetente dal punto di vista musicologico e tecnico-musicale. È ciò che accade ogni volta che la musica ricrea un’atmosfera interiore che s’è già vissuta e rimette in contatto il soggetto con quell’ascolto in cui interiorità ed esteriorità ‘risuonano’. Del resto, la risonanza tra soggetto e musica assomiglia a una narrazione familiare ma non scontata che ridescrive ogni volta (anche nella ripetizione iterata) una nuova ‘forma’ per uno stesso contenuto.

In effetti, il processo poietico che connota l’esperienza estetico-pedagogica del mondo implica quella “partecipazione alla costruzione della cultura” che pare alludere proprio alla generatività del conoscere descritta da Merleau-Ponty. Così che, stando al potere della risonanza, la posta in gioco pedagogica va anche al di là della compartecipazione creativa tra umano e mondano.

Alla luce della presa di coscienza fenomenologica rispetto alla coappartenenza originaria reciproca di soggetto e oggetto, a fare la differenza non è (più) una certa qualità intrinseca all’oggetto culturale (la musica, il testo), ma è la descrizione dell’oggetto culturale, ossia la narrabilità che accompagna la scoperta dei suoi connotati, dei suoi funzionamenti, dei suoi orizzonti. Qui l’educazione, quella consumata e quella agita, quella involontaria e quella implicita, governa il processo che salda tra loro coappartenenza e conoscenza.

In questo quadro, l’ascolto è passivo/ricettivo solo se tali sono le attitudini di chi ascolta, poiché la musica, di per sé, è sempre capace di generare immagini, scene, situazioni, di svegliare desideri ed emozioni, di avviare ‘sceneggiature’ di storie e ambientazioni immaginarie: la musica, insomma, grazie alla sua natura relazionale, suscita nel soggetto possibilità creative e allusive, di accordo o discordanza con il proprio ‘mondo interiore’. Così, se è vero che non v’è esperienza estetica che non sia già condizionata dall’educazione percettiva pre-figurata nella relazione io-mondo, è anche vero che la razionalità culturale, che ‘oggettiva’ l’esperienza estetica, mediata a sua volta dall’irriducibilità della percezione, impara a mettere in forma una visione del mondo nient’affatto assoluta e definitiva, eppure ordinata secondo quegli elementi percettivi risonanti che ‘colorano’ la realtà in un certo modo. In questo caso, il soggetto raggiunge “istantaneamente un significato più ricco che prima era solo indicato” e che nell’ascolto, invece, si concretizza in immagini dinamicamente connesse a musica e personalità.

Per cui: sicuramente si hanno a disposizione quei ‘paesaggi dell’anima’ che il proprio modo di essere e la propria storia personale hanno reso possibili, ma, una volta convocati nell’esperienza estetica, essi rendono accessibili nuovi modi di sentire e di sentirsi in relazione a se stessi. Precisamente in questo senso, allora, l’esperienza estetica della musica racconta il soggetto che ascolta: essa consente l’emersione di possibilità creativo-immaginative, di modi di sentire e di concepire se stessi che non potrebbero emergere altrimenti.