Editoriale, N. 4 Nuova serie – Anno II 2006

EDITORIALE

Quando si guarda a ritroso il cammino percorso, può anche accadere di ritrovarvi, limpida e inattesa, la ratio immanente che presiede al proprio lavoro intellettuale. Cosicché, se è vero che Paideutika, nel suo primo anno di vita, non poteva corrispondere alla propria vocazione critica se non interpellando la condizione obiettiva, storica e sociale, che definisce la materialità dei processi formativi, in questo secondo anno – e fin dal numero scorso – la nostra attenzione intenzionale ha tentato di mettere in campo le molteplici prospettive che, impegnate a rivisitare la crisi del soggetto contemporaneo, ci dicono l’estrema ed inquietante problematicità che investe ad ogni livello il piano della nostra realtà culturale. E se tale inquietudine culturale si è mostrata, nel numero scorso, con i tratti di un ripensamento critico che, ricorrendo alla pagina letteraria, ha tentato di gettare luce sulla crisi della contemporaneità, in questo numero le diverse letture attorno al soggetto, alle sue molteplici figure di soggetto assoggettato e liberato, alla sua inedita corporeità e al moltiplicarsi suggestivo e provocatorio delle sue possibilità sociali, prendono la strada di una efflorescenza senza confini. Dove, per contro, il ricorso al rigore delle neuroscienze comunque configura il loro porsi, sempre e comunque, in chiave di categoria culturale.

Verrebbe da dire: maneggiare con cura. Salvo cogliere queste molteplici ed aperte suggestioni – da quelle più vigorosamente inscritte in una cólta lettura del Moderno che guarda al processo formativo come processo di emancipazione, a quelle più spregiudicatamente connesse al trauma di un’antropologia urbana (e non) che di certo non fa sconti di alcun tipo alla cattiva coscienza che si nutre di retorica esortativa – nel novero di quel progetto di decostruzione formativa che fa di Paideutika uno strumento aperto ed antidogmatico di confronto intellettuale.

Ratio di un impegno che ora non potrà che proseguire, per l’anno di lavoro che ci aspetta, con l’individuazione e la messa in discussione delle categorie etico-politiche tramite le quali la doppia crisi presa in considerazione – quella storica della Globalzeit e quella esistenziale del Je, come espressioni articolate e conflittuali del rapporto vita-ragione – trova speculare riscontro in una dissoluzione dei modelli di formazione tradizionali e in una inquietante eterotopia che allude ai luoghi della formazione medesima come luoghi di crisi.

Di qui, tuttavia, l’idea di una nuova esigenza etico-pedagogica. Una esigenza capace di coniugare, per dirla con Weber, l’etica della convinzione che sempre attiene al dovere della ricerca e della critica, con l’etica della responsabilità che tuttavia, pur in presenza di una incessante pedagogia come critica della pedagogia, non può non guardare con straordinaria attenzione alle situazioni istituzionali di promozione educativa nelle quali si gioca, qui e ora, il destino quotidiano degli uomini e delle donne in carne ed ossa.

È in questo quadro, dunque, che da questo numero Paideutika si arricchisce di una nuova rubrica – InTERsezioni – curata da Iter (Istituzione torinese per un’educazione responsabile), dove – a partire dal documento programmatico del suo Direttore che in questo numero viene presentato – lo sforzo di valorizzare e di rinnovare la grande tradizione pedagogico-politica della Città di Torino consentirà, passo passo, di misurarci con l’attività dei suoi Centri di cultura. E dove, nell’assoluta autonomia dei ruoli e delle diverse posizioni, il nostro dovere di esercitare la critica più severa verso le forme ingenue (e ideologicamente compromesse) della cultura formativa non potrà che farsi attenzione sempre più consapevole ai problemi concreti che investono il rapporto formazione/cultura.

Certo: ciascuno con la specifica responsabilità che attiene al proprio campo d’azione. Eppure tutti a lavorare per lo stesso risultato: suscitare le migliori energie per capire e per fronteggiare un mondo che cambia. Salvo cogliere in questo passaggio il segno, per Paideutika, di una conquistata credibilità etico-politica giustappunto immanente alla concretezza fenomenologica del suo orizzonte culturale.

Antonio Erbetta