Gianmarco Pinciroli, “Il dedalo dell’interrogazione”. Considerazioni su Dal deserto al libro di Edmond Jabès

Jabès, poeta franco-egiziano,costruisce il suo progetto attorno ad una modalità del pensare e dello scrivere che si presenta come un inarrestabile domandare da parte dei suoi innumerevoli rabbini immaginari. I protagonisti dei suoi non-racconti e delle sue non-poesie sono, infatti, per lo più rabbini immaginari che commentano all’infinito l’infinito della domanda sui temi più diversi, eppure tutti convergenti, anche quando appaiono asseverativi, nel tono e nel registro sotto le forme del domandare.Egli non cessò mai di sentirsi un esiliato, a nome di tutti gli altri che vivono invece radicati in un luogo circostanziato. Il problema vero da risolvere allora, per l’esiliato, è l’accettazione alla fine rasserenante di questa condizione, dopo un lungo, doloroso percorso interiore: e di tale cammino è testimonianza viva la sua scrittura letteraria.

 


 

Gianmarco Pinciroli, “The maze of interrogation”. Considerations upon From the desert to the book by Edmond Jabès

Jabès, Franco-Egyptian poet, builds his own project around a way of thinking and writing which is presented as an incessant demand on the part of his countless imaginary rabbis. In fact the protagonists of his non-stories and of his non-poems are mostly imaginary rabbis who endlessly comment on the infinity of the question regarding very different issues, yet all converging, even when they seem to be asseverative, in tone and register in the forms of questioning. He never stopped to feel an exile, on behalf of all the others living instead in a detailed place. The real problem to solve is then, for the exile, the final and calming acknowledgment of such condition, after a long and painful inner path: and his literary writing is a living testimony of such a path.

 

Pubblicato su: I dannati della terra? N. 24 Nuova Serie – Anno XII 2016