Ivano Gamelli – Nicoletta Ferri, Uno spazio a misura di corpo

 

Il neonato per molte settimane ha galleggiato liberamente, non ostacolato dalla forza di gravità, in quello spazio-mondo che è la pancia della mamma, nel quale si è andato sviluppando fino al momento di nascere. Una volta venuto alla luce, si ritrova “gettato” in uno spazio relativamente immenso, invaso dalla luce, dai suoni, dalle voci, dalle variazioni di temperatura ambientali, da un’inedita pressione esterna che lo schiaccia al suolo. Gli occorreranno diverse settimane, mesi, affinché, parallelamente e grazie allo sviluppo del suo sistema nervoso, possa avvertirsi in grado di “abitare” questo nuovo spazio che ormai configura e predestina il suo habitat. Saranno dapprima le cure amorevoli dei suoi genitori, poi il suo strisciare, gattonare e infine, finalmente, conquistata la posizione eretta, il camminare a garantirgli quel “supporto corporeo” che sarà per lui il viatico per una conquista dello spazio circostante con tutto ciò che da esso consegue.

Lo spazio è da subito e per sempre un’esperienza corporea connotata affettivamente. Lo spazio è indivisibile dalla motricità e dall’esperienza che di esso facciamo attraverso il corpo. La percezione dello spazio ѐ soggettiva e olistica (tattile, visiva, olfattiva e cinestetica). Tutto ciò spiega perché, secondo numerosi studi, l’influenza esercitata dall’ambiente sullo sviluppo fisico e psichico del bambino nella scuola dell’infanzia è assai elevata. Un ambiente fisico ampio, flessibile e ricco di stimoli, capace di adattarsi alle esigenze psicomotorie del bambino, gli offre occasioni molteplici per acquisire nuove conoscenze, esercitare abilità, esprimere la propria creatività, fare ipotesi, compiere scoperte, sperimentare, trarre conclusioni, ovvero migliorare le proprie competenze. La cura dello spazio, che comprende la scelta oculata di materiali e arredi, è necessaria anche per soddisfare interessi e capacità diverse dei bambini permettendo loro di scegliere tra le attività.

Alla luce delle ormai storiche consapevolezze che derivano dalle teorie e pratiche psicomotorie, dei contributi della infant research, e grazie agli sviluppi delle ricerche maturate negli ultimi anni nell’ambito della pedagogia del corpo, il saggio intende rileggere l’intervento educativo rivolto all’infanzia, nei contesti della scuola ma non solo, all’interno di una prospettiva che vede lo spazio e il corpo come categorie pedagogiche imprescindibili e inseparabili per il perseguimento di qualsivoglia apprendimento.

 

Parole chiave: Corpo-spazio-tempo, embodied, pedagogia del corpo.


Pubblicato su: N. 30 Nuova serie – Anno XV 2019 – Spazi e infanzie