N. 20 Nuova Serie – Anno X 2014 – Senso e azione

 

EDITORIALE

 

Indubbiamente la preparazione del ventesimo numero di Paideutika è stata un’occasione inusuale di riflessione, che ha preso avvio più di un anno fa e che oggi, con l’uscita di questo numero e del prossimo, mette alla prova i suoi esiti. Dieci anni di lavoro non sono, per una Rivista, un tempo irrilevante, ma sotto quale segno marcare un appuntamento tanto importante?
Sono stati molti i modi presi in considerazione dalla Redazione per far luce su questo tempo e nessuno di essi si è voluto sottrarre all’esplicitazione di una linea di continuità tra passato, presente e futuro. La stessa linea che, a ben vedere, ha attraversato in filigrana ogni fascicolo pubblicato.
Interrogarsi sul senso – e sulla sua eventuale assenza – in rapporto all’azione può sembrare un azzardo. E non solo perché, com’è ovvio, la domanda è, nella sua immensità, stracarica di storia e di pensiero, ma soprattutto perché essa corre il rischio, oggi, di suscitare afasia o perplessità. Eppure: non è forse proprio la dotazione di senso dell’agire ad essere, nel contempo, una esigenza imprescindibile, forse tra quelle più sentite della quotidianità contingente? Non è proprio in quel rapporto, piuttosto che nell’attenzione astratta ad uno dei suoi due termini, una delle radici indispensabili non soltanto alla vita di cultura, ma all’esistenza stessa? È, infatti, esattamente a partire dalle condizioni del nostro tempo, quello della (apparente) dissoluzione dei paradigmi usuali, dei profondi mutamenti della vita sociale, politica e culturale, del trionfo del pensiero calcolante, i cui linguaggi e le cui pratiche assediano l’esperienza individuale del mondo, che non è forse inutile restituire visibilità ad una domanda fondamentale: quali significati può assumere, oggi, l’agire?

Oppure, detta in altri termini, quale consapevolezza viene ancora messa  in gioco rispetto al senso del proprio essere-nel-mondo? E, ancora, come è possibile agire – altra cosa dal ‘fare’ e dall’‘eseguire’ – senza perdere di vista una prospettiva complessiva? Ad aiutarci in questa direzione, declinando differenti articolazioni alla medesima domanda, sono figure di grande rilievo della nostra scena culturale, cui siamo davvero grati per la loro generosità compartecipe e che, ciascuno per il suo specifico campo d’esperienza e d’azione, ci regalano, in questa occasione, altrettanti spaccati di resistenza, volta a volta al senso comune, alla metafisica del ‘valore’, all’assioma dell’utile o alle fughe edonistiche.

Così, privilegiando una forma di scrittura breve e ‘diretta’, lo spettro delle azioni prese in esame va dal senso originario della scrittura per Carlo Sini a quello, troppo spesso dimenticato, dell’agire quotidiano per Fulvio Papi; dalla perdita di senso e di consenso dell’azione politica letta da Andrea Ranieri, alla incidenza di fattori come l’“innovazione conservativa” e la “cronotecnica” nello smarrimento della continuità temporale del senso secondo Fabio Merlini, fino alle ‘digressioni’ di Claudio Canal sulla presa sociale dell’educazione nella realtà virtualizzata del nostro tempo.

A mo’ di corollario felicemente inscrivibile nel raggio del tema in questione è l’inedito di Antonio Erbetta sull’idea di “azione reciproca” nel pensiero di Georg Simmel come “forma dell’esperienza educativa”. Ulteriore appendice è la preziosa lezione di Luce Irigaray, opportunamente
introdotta da Elvira Bonfanti, sull’identità sessuale, in cui la notissima studiosa francese della differenza qui descrive rinnovate forme di opposizione a concezioni stereotipate della relazione amorosa. È poi grazie a Fouad Laroui – economista e scrittore marocchino naturalizzato olandese, vincitore, recentemente, del Prix Goncourt – che lo sguardo letterario e ‘straniero’ su Amsterdam restituisce senso e misura all’abitare e al vedere.  Tutto in attesa del prossimo fascicolo, il primo del 2015, in cui il lavoro proseguirà nella medesima direzione, setacciando, in particolare, a proposito della relazione tra senso e agire, le forme più proprie della cultura educativa. A testimoniare, con ciò, la continuità dell’impegno di Paideutika.
Quanto al felice esito di questo azzardo, invece, saranno, semmai, i Lettori a darne testimonianza. Intanto a loro, ai Collaboratori, agli Autori, ai Consulenti Scientifici e all’Editore vanno i ringraziamenti più sentiti di tutta la Redazione e della sottoscritta per questi primi, intensi, dieci anni.

Elena Madrussan

 

In riferimento al peer review process Paideutika ringrazia Paolo Bertinetti (Università di Torino), Elvira Bonfanti (Università di Genova), Gabriella Bosco (Università di Torino), Franco Cambi (Università di Firenze), Gabriele Scaramuzza (Università Statale di Milano), Chiara Simonigh (Università di Torino), Massimiliano Tarozzi (Università di Bologna), Maria Tomarchio (Università di Catania) che, con responsabilità e competenza, hanno valutato i contributi pubblicati nel 2014.

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