Paul Guillibert, Il problema del naturalismo. La filosofia di fronte all’ecologia politica
Il problema del naturalismo potrebbe essere così riassunto: esiste una categoria sufficientemente omogenea da poter riunire sotto lo stesso nome fenomeni tanto diversi quanto i processi biologici, le forze e le onde fisiche, i sistemi climatici, le molecole chimiche, gli organismi altamente specializzati, i corpi umani, le entità viventi e non viventi, etc.? Oppure l’abitudine di classificare tutti questi fenomeni entro una categoria presunta universale rappresenta uno “schema della pratica” culturalmente e storicamente situato (Descola, 2005)? Come si può vedere si tratta di un problema immediatamente politico ed epistemologico. Da un punto di vista politico, esso riflette sulle forme di naturalizzazione del mondo sociale, come la derivazione di norme pratiche da fatti naturali (la cosiddetta “naturalistic fallacy”, Larrère 2015), un problema che si trovano a dover fronteggiare le politiche di sesso e genere (il diritto di famiglia, il riconoscimento dei diritti delle persone transgender, la riproduzione surrogata o medicalmente assistita, le normative sull’aborto, etc). Da un punto di vista epistemologico, ci invita a interrogare la divisione ontologica sulla quale è fondato il sapere e che è messa all’opera nei diversi ambiti della ricerca (Latour, Stengers and Prygogyne, Charbonnier). Questo articolo descrive in che misura il problema filosofico del naturalismo eredita della ricomposizione delle environmental humanities prodotta dal pragmatismo (Bruno Latour, Isabelle Stengers, Émilie Hache), l’antropologia post-strutturalista (Philippe Descola) o la storia ambientale (Jean-Baptiste Fressoz, Christophe Bonneuil, Thomas Le Roux).
Parole chiave: Naturalismo; Natura; Pragmatismo; Post-strutturalismo; Etica ambientale; Environmental humanities.
Pubblicato su: N. 31 Nuova serie – Anno XVI 2020 – Metodi e pratiche, storie e prospettive